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Oggi ci immergiamo dentro Chinatown – seconda parte

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Marzo 20 2017

di Mariagrazia De Luca

www.mariagraziadeluca.com

Continuano le avventure della blogger e dalla guida turistica, Mariagrazia e Wanda Wonderful, nell’universo misterioso della Chinatown di Manhattan. Leggi qui la prima parte. 

Le viette attorno a Mott Street sembrano ancora più piccole per via degli accumuli di neve ai bordi delle strade. Le scritte in cinese dei negozi non danno spesso nessun indizio di quello che viene venduto al loro interno. Chinatown appare come un mondo lontano e irraggiungibile, soprattutto perché l’inglese non sembra essere la lingua che possa metterci in contatto con la comunità cinese che vive qui. 

Abiti tradizionali cinesi

“Mi vorrei comprare un abito così!”, Wanda mi indica una delle tante vetrine di Mott Street che espongono capi di abbigliamento tradizionali da donna. 

Mi colpisce l’eleganza e la raffinatezza di alcuni di questi manichini. Mi chiedo in che occasione si indossino questi vestiti, così distanti dai vestiti delle donne che incontro a Chinatown. 

Massaggi, agopuntura, riflessologia plantare

Una signora cinese che distribuisce volantini per strada cerca di convincerci con un inglese stentato che noi avremmo bisogno di qualche “servizio.” Dimagrire? Erbe per la pelle? Sicuramente non è molto intrigante il volantino, con un uomo panciuto in bella vista. Scherzando dico alla signora: “Yes, we are too fat!” mentre indico la mia pancia. Lei sta al gioco e ride, mentre poi cerca di spiegarci che vi sono vari prodotti che potrebbero fare al nostro caso. Credo che si stesse riferendo a prodotti per ringiovanire la pelle a base di speciali erbe cinesi. Leggere il volantino, rigorosamente in ideogrammi, non aiuta di certo a capire che tipo di servizi la signora vuole proporci. 

Poco più avanti ci imbattiamo invece in cartelli che pubblicizzano servizi di massaggi vari, e soprattutto di riflessologia plantare. Sono quasi tentata di andare a vedere di cosa si tratti, ho bisogno di rilassarmi dopo tutto questo camminare per la città. Secondo piano… “Andiamo, Wanda Wonderful?” No, ok. La prossima volta.

Continuiamo la nostra esplorazione del quartiere per le viuzze che si fanno più fitte verso la parte est di Mott Street.

I contrasti e la decadenza

Camminando verso i confini di Chinatown, quando le casette basse del quartiere di diradano, non si può non rimanere di stucco di fronte al contrasto tra il lusso del quartiere di Wall Street e una certa decadenza di quello cinese. I vetri specchianti dei grattacieli del Financial District brillano visti da lontano, mentre qui, nel quartiere cinese, vi sono semafori rotti, immondizia ai bordi delle strade, mucchi enormi di bottiglie di plastica vuota che uomini e donne raccolgono e reciclano per pochi centesimi attraverso degli appositi contenitori posizionati ai bordi della strada ( 5 o 10 centesimi a bottiglia). 

 

La guerra contro l’oppio

“In passato a Chinatown venivano tutti a fumarci l’oppio,” mi racconta Wanda. L’oppio, legale un tempo, è diventato poi una vera e propria piaga nel quartiere cinese. La statua di Lin Ze Xu (1785-1850) è quella di un “eroe” fujianese che ha portato avanti una guerra contro le droge, l’oppio in primis. “A Pioneer in the War Against Drugs.” dice una scritta in inglese e cinese ai piedi della statua. Il Fujian è una provincia situata nella costa sud-est della Cina, e i fujianesi hanno iniziato ad emigrare nel quartiere dagli inizi del 1900.

Non a caso la sezione della East Broadway che corre vicino a questa statua è chiamata “Fouzhou Street,” come la capitale del Fujian. Anche molti dei negozi di questa area di Chinatown, da parrucchieri a supermercati e autoscuole, sono stati aperti da fujianesi. La statua di Lin Ze Xu dei fujianesi fa da contrappunto a quella di Confucio, posta poco distante, invece, dai cantonesi. Il Canton è la più grande regione del sud della Cina, da dove sembra siano partiti i primi immigrati cinesi per New York City (soprattutto dalla seconda metà del 1800). 

Un monumento – una sorta di arco a forma di pagoda – dedicato ai caduti americani con discendenza cinese che hanno combuttuto nella seconda guerra mondiale, si innanza al lato della statua.

Il cimitero ebraico più antico di Manhattan

Camminando ancora verso est ci imbattiamo in un cimitero antichissimo, quasi completamente ricoperto dalla neve. Passa inosservato se si cammina di fretta e non si ha tempo di leggere la targa che spiega che questo è il “Primo Cimitero degli Ebrei Shearith,” il primo di New York City, del 1683. 

 

 

Il parco Columbus

“Durante l’estate gli abitanti del quartiere si ritrovano nel parco, giocano a carte o al gioco degli scacchi cinesi, prendono il sole, dormono o si dedicano a varie attività, tra cui il Tai Ch’i.” Ora Columbus Park è una distesa bianca dove nessuno osa avvicinarsi, perché la neve ha lasciato posto al ghiaccio scivoloso per i passanti. Le scritte in inglese e in cinese mi fanno credere che sì, il parco deve essere molto frequentato, di piccioni, oltre che di persone. Mi sorprendo del fatto che si vieti alle persone di non “sputare” nel giardino. “I cinesi hanno questa abitudine, non lo sapevi?”

Gospel a Chinatown

Una chiesa vecchia di oltre 200 anni nel cuore di Chinatown. Questa né io né Wanda Wonderful ce l’aspettavamo. Un uomo afroamericano sulla cinquantina sta spazzando via la neve all’entrata del Mariners’ Temple e resta a guardarci con un certo sospetto quando ci vede curiosare da fuori l’edificio. Quando spieghiamo che siamo una blogger e una guida alla scoperta della New York più nascosa, tira fuori un mazzo di chiavi e dopo aver aperto il grande portone ci fa: “Go to check it out!” Grazie, rispondiamo, ed entriamo in questa chiesa immensa e silenziosa, in cui i nostri passi rieccheggiavano in un’eco profonda. E’ tutta per noi, visto che non ci sono funzioni religiose in corso, e gli strumenti musicali riposano in un angolo, pronti – è quello che immagino – per essere usati nel Gospel domenicale.

La chiesa all’interno ricorda Saint Paul’s Chapel nei pressi di Wall Street, per le colonne corinzie che sostengono un camminamento sopraelevato. Questa dei Mariners è molto più spoglia.

Entriamo nell’ufficio della chiesa e la signora, che incredibilmente si chiama Wanda – soprannominata da tutti Wanda Wanderful come la nostra guida – ci spiega la storia della chiesa. Prima di diventare la chiesa dei marinai svedesi che lavoravano nel porto e degli immigrati che arrivavano dall’Europa nel Nuovo Mondo, aveva il nome di Chiesa Battista di Oliver Street (1795)

Inoltre, la signora Wanda invita gli amici del Il mio viaggio a New York a visitare il tempio dei Mariners, durante una messa gospel di Domenica alle 11. 

Alcune foto d’epoca raccontano l’evoluzione del Mariners’ Temple. 

(1808)

(1880)

(today)

 

Uscendo dalla chiesa salutiamo il guardiano, e ci guardiamo esterrefatte: “E’ stato un sogno oppure siamo entrate davvero in un mondo afroamericano antichissimo nel bel mezzo della Chinatown più popolata del mondo?” 

 

CONTINUA…

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

Scopri i segreti di New York con Piero Armenti: viaggi, storie e avventure nella Grande Mela. Seguimi su Facebook, Instagram, e YouTube per non perderti nulla!

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