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Ho ordinato la pizza da Domino’s Pizza

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Marzo 26 2018

Ho seguito con attenzione il documentario Ugly Delicious, su Netflix, perché durante la prima puntata  si parlava della pizza.

Mi ha colpito il commento di un americano di provincia, che ha affermato di aver provato la pizza in Italia, ma di preferire quella di Domino’s pizza.  Anzi ha aggiunto che secondo lui sia proprio più buona.

Che lui preferisca Domino’s pizza sono affari suoi, ma affermare che possa essere migliore, a partire dagli ingredienti, è contrario alle intenzioni di Domino’s pizza.

Chi l’ha fondata e chi la dirige ora non vuole fare la pizza migliore al mondo, ma la più diffusa,  e sinceramente con un fatturato di 12.2 miliardi di dollari (ha superato Pizza Hut) direi che c’è riuscito.

Per fare la pizza più diffusa al mondo, devi prevedere un processo di standardizzazione assoluta, e una politica dei prezzi capace di diffonderla ovunque, anche nelle povere periferie americane . Non offri i migliori ingredienti in assoluto. Offri semplicemente gli ingredienti che ti facciano fare milioni di pizze, che abbiano un gusto simile ed accettabile, ad un prezzo decente, in tutti gli Stati Uniti. Stop. Questo è l’obiettivo dell’azienda.

Insomma la pizza che esce dal forno elettrico di Domino’s Pizza è semplicemente “l’unica pizza possibile”.  Chiunque decidesse di costruire un impero simile, avrebbe come risultato la pizza di Domino’s pizza, che in effetti non differisce così tanto da quella di Pizza Hut o di Papa Johns.

La pizza di Domino’s pizza ha un pregio, che arriva praticamente ovunque, e se la possono permettere praticamente tutti.  Ho provato ad ordinarla per voi. Ecco la mia esperienza.

1) Prenotare sul sito è stato molto semplice, mi ha colpito l’estrema personalizzazione che si può raggiungere. Non solo avevo a disposizione 4 dimensioni (da Small a Extra Large), ma anche quattro tipi di impasto, con cornicione alto o basso. Io ho scelto la Brooklyn Style.  Poi potevo scegliere tra 6 tipi di salse, e quanta ne volevo sulla pizza, e se volevo il lato destro o sinistro della pizza coperto da quella salsa. Poi ho scelto cosa metterci sopra, i toppings, sempre con incredibile personalizzazione. In tutto 34 milioni di combinazioni. 34 milioni di pizze possibili. Dopo aver ordinato la mia pizza, attraverso l’app ho controllato momento dopo momento il punto a cui era la preparazione. E anche il nome di chi me l’avrebbe consegnata, e l’ora in cui la pizza aveva lasciato lasciato il locale.

Capite che a questo livello di standardizzazione, come fanno notare nel documentario, stiamo parlando di un’azienda, Domino’s pizza, che può essere tranquillamente considerata un’azienda tecnologica. Dal momento in cui la pizza è partita dal locale a quello in cui è arrivata a casa sono passati circa 30 minuti. Un po’ troppo, avrei preferito di meno. Ma devo dire che l’attesa non ha compromesso il risultato. Se avessi prenotato una pizza napoletana dopo mezz’ora sarebbe poco appetibile.

2) L’aspetto della pizza non è dei migliori. Mi è sembrata troppo cotta con delle bolle bruciate sopra, come se fosse rimasta troppo in forno, e soprattutto incredibilmente unta d’olio. Troppo davvero, a partire dal cartone. Questa caratteristica mi ha colpito molto in negativo. Un olio dozzinale, forte, disgustoso che si sente dal primo morso fino all’ingresso nello stomaco, lasciando la scia per tutto il corpo. Un olio che si impasta ai sapori già di per sé molto marcati del formaggio, dell’impasto, della salsa. 

3) La pizza non sbrodola, anzi rimane fissa, ferma, immobile come se fosse un tutt’uno inseparabile. Sicuramente questa caratteristica rende facile i delivery, le consegne. Ogni piccola botta non compromette la pizza. 

4) Dopo un po’ disgusta, anzi disgusta abbastanza presto. Dopo due fette avevo già la bocca impasticciata d’olio e del dubbio gusto del cheese, mi è pesato mangiarne 3 slice. Perché sentivo soprattutto non i sapori dei singoli ingredienti, ma quel sapore che non saprei descrivere se non come un tutt’uno di unto industriale.

E alla fine qual è la mia opione?

La pizza va bene per quello che è, e per il mercato a cui è destinata. Va bene perché è standardizzata. Ma io non la ordinerei di nuovo.  

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

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