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Guadagno 1500 dollari a settimana. Amo fare il cameriere, e Serena esagera

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Giugno 13 2016

 Se vi siete perso la testimonianza di Serena, leggetela qui, ecco la risposta di un italiano alle sue lamentele.

 

Caro Piero, ho letto con interesse la storia di Serena, l’ho letta  tutta di un fiato e fino alla fine, e non posso nasconderti che le sue parole mi hanno fatto male, mi hanno ferito. Per un motivo semplicissimo. Lei mente. O quanto meno nasconde una parte della verità che per me è la parte piu’ bella, che rappresenta l’essenza del sogno americano, e la ragione per cui tanti vengono a New York, e Serena stessa continua a restarci. E la parte che nasconde è che New York è l’unico posto in cui facendo il cameriere puoi realizzarti per davvero, senza rimanere ai margini della società.

Perché resta? Potrebbe tranquillamente andare via, in un posto dove, dal suo punto di vista, la ristorazione è piu’ tutelata. Io sono un manager di un piccolo ristorante, vivo da 5  anni a New York, e all’inizio sono rimasto come illegale, superando i 90 giorni da turista. In tanti  per superare questo ostacolo decidono di sposarsi, pagando una bella somma di denaro alla futura moglie. Io no. Io sono stato fortunato, mi sono sposato per amore, anche se è stata dura convincere mia moglie che fossi sincero, e non interessato solo ai documenti. Ricordo quanto timore quando le consegnai l’anello per chiedere di sposarla. Non volevo che il giorno piu’ bello della sua vita fosse annebbiato dal dubbio  le chiedessi la mano solo per interesse. E avevo ragione. Lei mi disse di no, anche se in cuor suo voleva sposarmi, e io lo sentivo che ce l’avrei fatta.

C’è voluto tempo, e poi si è convinta. E alla fine abbiamo anche una bambina. Ma non è di questo che voglio parlarvi, ma di quella presunta semi-schiavitu’ di cui Serena parla, è che è pura menzogna. Certo fare il cameriere è un lavoro duro, si è sotto pressione, e come in tutti gli ambienti lavorativi ci sono dei problemi, dissidi, incomprensioni.  E anche io se volessi ti potrei raccontare episodi spiacevoli che sono accaduti, e che mi hanno ferito, ma non mi hanno demoralizzato.

La verità è che se questo mestiere umile, lo si fa con professionalità, alla lunga i risultati arrivano. Il problema di Serena, e che traspare dalle sue parole, è che lei lo fa in maniera svogliata, con la testa tra le nuvole, e per di piu’ esce dal suo lavoro in anticipo, e quando il capo la chiama non gli chiede scusa e cerca di spiegargli perché fosse uscita prima. Bastava dire che aveva avuto un’imprevisto. Ma gli risponde che così fan tutti, in maniera quasi provocatoria. Ti avrei licenziata anche io. Senza dubbio.

Con il messicano non si domanda se questo povero cuoco che sta dietro ai fornelli sia stanco o meno, pretende che le cucini qualcosa, quando potrebbe tranquillamente farlo lei stessa. E quando lui si rifiuta, lei gli dice che il Messico è un paese arretrato. Quando si accorge che non le danno i soldi che le spettano, va direttamente dal proprietario, invece di fare la cosa piu’ naturale che esista: cioé parlare prima col manager e capire da cosa dipendesse la diefferenza di salario. No, cara Serena, io nella ristorazione ci sto da cinque anni, e ho il fiuto per capire che questo mondo non è fatto per te, e che forse non è semplicemente il tuo lavoro. Fai altro, cerca altro.  Davvero, ma fallo prima per te, perché anche se a New York devi sopravvivere, non vale la pena a queste condizioni. E’ vero c’è modo e modo di licenziare una persona, il capo poteva aspettarla, parlargli, dargli un preavviso, ma la ristorazione è un tipo di settore in cui si trova lavoro in fretta. Essere licenziati non è un trauma, e lo sai anche tu. D’altronde anche Serena ammette che un lavoro l’ha sempre trovato. Io sono partito che a settimana guadagnavo all’inizio 400$, ora dopo cinque anni ne guadagno 1500$. Sempre a settimana. Certo io questo lavoro lo faccio per passione, e ho come obiettivo quello di aprire un giorno un ristorante mio. So che tanti lo fanno semplicemente per mettere qualche soldo in tasca. E va bene anche così, ma non duri molto se non sei tagliato per le durezze e le soddisfazioni di questo mestiere che ha visto noi italiani essere i migliori al mondo. Conosco manager che guadagnano anche il triplo di me, altri che da camerieri sono diventati ricchi imprenditori della ristorazione, con barche che solcano la baia di New York. Sai perché te lo dico? Perché nelle mie giornate storte io penso a questo. Penso che in Italia da cameriere guadagnavo 25 euro tutta la notte fino alle cinque, in nero. Che non avrei mai potuto guadagnare quanto guadagno qua, neanche se fossi stato padrone del ristorante. Perché insieme a mia moglie abbiamo una bellissima casa con il giardino in cui fare il barbecue, una bambina stupenda, e  una Mustang a cui tengo molto. Nel tempo libero ce ne andiamo alle Bahamas, e siamo felici. Sono felice anche perché nei giorni festivi mi giro New York, e mi sento un privilegiato a godermela. Sveglia Serena sei a New York, non sei una schiava in una piantagione di cotone, smettila di lagnarti.

 

P.s. l’email è stata rielaborata per darle una forma narrativa migliore.

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

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