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L’estremo nord di Manhattan: INWOOD, un quartiere pieno di storia e di sorprese

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Settembre 9 2016

 

Di Mariagrazia De Luca

Per molti Manhattan finisce ad Harlem, attorno alla 125th street, o ancora prima, nell’Upper West Side, nei pressi della Columbia University (116th street). “Uptown”, la parte di Manhattan che da Harlem corre su su fino alla 220th street è fuori dei comuni circuiti turistici e, nell’immaginario di molti, un mondo pericoloso dove è meglio non avventurarsi da soli. Per mia esperienza personale, Uptown invece è un mondo incredibile, ricco di Storia e di “storie” individuali, che vale la pena esplorare lasciandosi sorprendere senza pregiudizi da meraviglie inaspettate.

INWOOD

Inwood è il quartiere più a nord di Manhattan, da raggiungere con la metro A (fermata 207 – Inwood) o con la metro rossa 1 (fermata 215). Oltre ad arrivare ad Inwood con la metropolitana, un’alternativa per gli amanti delle due ruote è percorrendo la “Hudson River Greenway“, la pista ciclabile alla quale accedere da qualsiasi punto di Manhattan occidentale, per poi risalire verso Uptown attraversando parchi verdissimi e dimenticandosi del traffico, dello smog, mentre un panorama mozzafiato dalla riva del fiume Hudson si apre verso il New Jersey, con il maestoso ponte di George Washington a farvi da sfondo.

Nonostante New York sia una città “giovane” (fondata nel 1624 dagli olandesi, non ha neppure compiuto 400 anni di età), può vantare una storia densa, fatta di tanti strati e rivolgimenti. Dopo aver visto il documentario in bianco e nero “Goodbye to Glocomorra” (1968) girato ad Inwood in quegli anni, ho avuto la netta sensazione che anche questa estrema punta di Manhattan ha seguito un ciclo di vita che è tipico di tutti i quartieri newyorkesi: grandi comunità si insediano per qualche decennio in una parte del territorio, e poi, con l’arrivo di nuovi immigrati, emigrano a loro volta altrove. Le tracce dei precedenti abitanti entrano a far parte del nuovo paesaggio urbano: un paesaggio urbano che, qui a New York più che altrove, è sempre in movimento e trasformazione.  

Oggi Inwood, quartiere abitato per il 90 % dalla comunità latina, specialmente domenicana, è assai lontano da quello che era stato mezzo secolo fa, come mostrato dal documentario del 1968: un “Irish ghetto” da quando, nei primi del 1900, gli Irlandesi hanno scelto il quartiere più uptown di Manhattan – un tempo territorio abitato fortemente dagli indiani d’America –  come “casa”, (insieme agli ebrei europei emigrati qui durante le persecuzioni naziste). Gli irlandesi di Inwood hanno difeso per anni la loro “terra” newyorkese, con l’appoggio delle chiese cattoliche da loro costruite, nel momento in cui sono iniziati ad arrivare dalla “meridionale” Harlem i primi afroamericani e caraibici, soprattuto portoricani. Gli irlandesi e gli ebrei guardavano con timore alle “riot” di Harlem degli anni ’60, in cui c’erano episodi come l’uccisione di Malcolm X al Audubon Ballroom, a due passi da “casa”, sulla 165th street e Broadway.

Oggi di irlandese vi è rimasto poco e niente, piuttosto i domenicani hanno aperto tanti ristorantini locali, tra i tutti il popolare Mamajuana (247 Dyckman Street), dove oltre ai tanti cocktail da gustarsi a poco prezzo durante l’happy hour, si possono provare piatti tipici domenicani con influenze di altre cucine latine, a base soprattutto di platano, riso, fagioli e carne cucinati secondo le ricette tradizionali del paese: mofongo, chicharrones, empanadas, solo per citarne alcuni.

Dyckman Farmhouse Museum

Sulla 204th street e Broadway ho scoperto una casa molto antica (datata 1784), costruita in stile olandese, in legno e con un grande portico che ricorda qualche vecchio film americano ambientato ai tempi della rivoluzione. Immersa nel verde e coperta da voluminose fronde di alberi, Dyckman farmhouse passa quasi inosservata, nonostante sia a due passi da uno degli incroci più trafficati di Inwood. Adibita a museo pubblico, la casa è aperta solitamente fino alle 4 del pomeriggio, a meno che non vi siano organizzati eventi speciali come mostre, concerti, o altri tipi di incontri in cui la comunità locale si ritrova. Pur essendo arrivata dopo l’orario di chiusura, una gentile signora dall’accento latino, mi ha ugualmente fatto entrare, dandomi la possibilità di fare esperienza di quella che poteva essere la quotidianità in una casa newyorkese di molti secoli fa. Dyckman farmhouse, che sembra quasi una fotografia di un paesaggio campestre scomparso da tempo a causa dell’urbanizzazione che ha avuto atto nel quartiere specialmente nell’ultimo secolo, è stata restaurata recentemente e il mobilio non è quello originale. Tuttavia, lo stile in cui Dyckman farmhouse è stata ammobiliata permette al visitatore di fantasticare sugli abitanti originari, la famiglia Dyckman, le loro usanze, e in ultimo la loro vita di tutti i giorni. Al centro di quello che doveva essere stato un tempo la sala da pranzo, vi è un tavolo con delle carte da poker lasciate lì nel bel mezzo di una partita, come se i giocatori si fossero allontanati solo per un istante.

Dove: 4881 Broadway

La Marina

Una piccola spiaggia sul fiume Hudson, dove poter sorseggiare la birra locale, Dyckman beer, mangiare un buon hamburger e godersi un paesaggio naturale che non ha niente da invidiare ai ristorantini sul fiume di downtown Manhattan, ma che anzi è più selvaggia e meno turistica. Mentre mi godevo una birra ghiacciata Dyckman a La Marina restaurant and bar, con il piacevole sole settembrino ad accarezzarmi la pelle, il riflesso del sole delle quattro del pomeriggio sulle acque lente del fiume, e con la vista del possente George Washington Bridge e, oltre il ponte, i grattacieli di Manhattan piccoli in lontananza, ma reali abbastanza da non farmi sentire di aver lasciato l’isola di Manhattan, mi sono sentita una persona fortunata, che ha scoperto un piccolo spazio nel mondo dove poter rifugiarsi senza dover lasciare la città dei sogni.  Da La Marina, cucina americana con influenze domenicane, come per il dessert “latino” Tres Leches.

La Marina ha anche un parcheggio per le barche, nel caso in cui sia quello marittimo il vostro mezzo di trasporto. Magari un vostro amico newyorkese vi inviterà a fare un giro in yatch… (tutto è possibile a New York City!) perchè non proporgli una sosta a La Marina?

Dove: 348 Dyckman

Per barche: latitudine  40.8 gradi nord, longitudine 73.95 ovest)

 

Il ponte di George Washington e il faro

Il ponte di George Washington, che congiunge Manhattan con lo stato del New Jersey e con il resto del mondo,  è il più imponente tra i ponti newyorkesi. Costruito alla fine degli anni ’30 del secolo passato, vi si imbocca dalla 178th street nei suoi due livelli destinati alle automobili, ma anche alle biciclette con la pista ciclabile e ai pedoni con il passaggio pedonale. Mentre percorrerlo a piedi può essere spaventoso, soprattutto per il rumore assordante delle macchine e per l’altezza del ponte stesso, l’esperienza ciclistica è secondo me la più entusiasmante. Dal ponte di George Washington si gode di  una delle viste più emozionanti, a tratti adrenaliche, di Manhattan. Si ha l’impressione di dominare dall’alto l’intera isola di Manhattan, di contenerla tutta in uno sguardo.

Proprio sotto al ponte, nei pressi di Fort Washington Park, vi è un faro rosso in disuso dal 1947, the Little Red Lighthouse. Nei pressi di questo faro è stata combattuta una delle più feroci battaglie della rivoluzione americana, in cui gli inglesi hanno fatto indietreggiare l’esercito di George Washington, un esercito americano ancora inesperto rispetto a quello europeo.

I parchi di Inwood

Fort Tryon Park (190 street, metro A) è uno dei più selvaggi di New York. Un tempo abitato nelle sue cave dagli Indiani d’America, ospita i Cloisters, dei chioschi stile medievale appartenenti al Metropolitan Museum, in cui sono esposte tante opere francesi e italiane soprattutto del XI e XIV secolo, e in cui si respira un’aria simile, per il contemplativo silenzio e il verdeggiante paesaggio, ai nostri monasteri montani.

Anche Inwood Hill Park (207th street, Inwood, metro A), con la sua foresta naturale e la palude – l’ultima di Manhattan,  era anch’esso come Fort Tryon park un tempo popolato dagli Indiani d’America, divenendo il loro ultimo rifugio prima di essere completamente sfrattati dalle loro abitazioni per opera dei colonizzatori (Dyckman e altri olandesi).

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

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