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Massimo Veccia, e il sogno (diventato realtà) della scuola di italiano a New York

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Febbraio 4 2015

Ogni qual volta incontro Massimo Veccia, mi faccio una domanda. La domanda è semplice. Chi vincerà. La sfida è tra lui e New York, e vince chi sprizza più energia.  Una sfida dura. Massimo è un pozzo di entusiasmo, e questo è il suo grande talento, insieme alla capacità di motivare le persone, a partire dal team che l’accompagna.

L’ho pensato la prima volta in cui l’ho conosciuto. Erano passati pochi minuti, e già mi trasmetteva la sua immensa voglia di fare. Che quasi veniva voglia di alzarsi e fare. Qualsiasi cosa, ma fare: costruire un armadio, piantare un albero, edificare un edificio. E in fondo di questo si occupa Veccia: semina la cultura italiana nel mondo.

E gli riesce benissimo, soprattutto con gli americani. Che lo adorano.   Insomma per capirci, non ha nulla a che vedere col pessimismo di tanti. L’italiano deve tornare ad essere la lingua della vita, non quella del lamento perpetuo, ma della gioia di vivere, del fare, della creatività, della felicità.  L’energia di Massimo è contagiosa, e diventa il motore che lo ha spinto a promuovere la lingua e la cultura italiana del mondo.

A New York ha una scuola, Learnitaly, con una sede centralissima vicino Herald Square, e in Italia e nel mondo ha un network, chiamato Learnitaly group, con tantissime scuole di italiano affiliate. Lui le promuove tutte,  e  dagli Stati Uniti, soprattutto d’estate,  arriveranno gli americani per imparare l’italiano, grazie ai migliori tour operator statunitensi che dirigeranno il flusso di appassionati nelle scuole a lui affiliate. E a pensarci bene è un pozzo di petrolio, questa cosa degli americani che vogliono conoscere l’Italia, la lingua, la cultura, i vini, il cibo, lo stile. l’Italia è la patria eletta, terra del cuore.

“La mia famiglia si è sempre dedicata alla scuola e alla cultura – ci racconta– parlavamo di questo a tavola, io in realtà ho avuto sempre una grande passione per la musica, ero un professionista e facendo il piano-bar ho girato il mondo. Mi sono dedicato a questo bellissimo mestiere per 17 anni, poi mi sono lasciato trascinare dalla passione di famiglia, soprattutto dopo la morte di mio padre. E ora sono qui”.

Ma chi sono gli americani che si avvicinano alla cultura italiana? Massimo ci risponde: “Non vogliono impararla solo i figli degli emigranti, ma anche persone di cultura, spesso attratti dalla musicalità. Non sarà diffusa come lo spagnolo e il cinese, ma è una lingua sentimentale, e può essere un ottimo veicolo per imparare altre lingue neolatine, francese o spagnolo che sia. È un settore in espansione quello degli studi linguistici, e sono in aumento anche i viaggi-studio. Consigliatissimi: sono la migliore maniera per rendere una lingua viva, liberarla dalle ristrettezze della lavagna”.

Ci diamo appuntamento a presto, voglio seguire da vicino la sua scuola di italiano di New York. E gli auguro il meglio.

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

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