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Sonya Sklaroff, come ho catturato la luce di New York

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Giugno 7 2016

Di Mariagrazia De Luca

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Cammino nella hall del lussuoso hotel francese Sofitel, situato a metà strada tra Times Square e la stazione di Grand Central. Ho un appuntamento con la pittrice Sonya Sklaroff, che avrò l’onore di intervistare per voi lettori del Il mio viaggio a New York.

Le pareti della hall del Sofitel sono tutte tappezzate dai suoi grandi quadri, il cui soggetto per eccellenza è New York City.

Nei quadri di Sonya c’è New York, ma non quella che troviamo rappresentata nelle cartoline o nelle foto a cui siamo abituati. Piuttosto gli attimi fugaci di New York, una città talmente veloce, di cui a volte è difficile notare particolari come la luce rossa del tramonto sullo sfondo delle water towers o il luccichio della neve in una delle tante strade di downtown Manhattan. Oppure, i volti fuggenti di pedoni che attraversano una Street o Avenue in uno dei tanti giorni di pioggia. Coney Island, con i giochi di luci delle sue giostre.

Quando una ragazza minuta, vestita con un completo elegante, si avvicina a me sorridendo e mi porge la mano, capisco subito che si tratta di Sonya Sklaroff, e senza troppo pensarci su la ringrazio. “Grazie, i tuoi quadri mi hanno emozionato!”

E’ un po’ come vedere New York City per la prima volta, passeggiare per la hall del Sofitel, circondata dai paesaggi newyorkesi di Sonya.

“Come puoi vedere, io dipingo New York, ma la New York che amo è quella più antica e quella che la gente tende a non considerare. Per esempio in questo quadro” me ne indica uno in cui l’Empire State Building è in secondo piano, piccolo sul fondo “puoi riconoscere un edificio famoso, ma non è il protagonista”.

I veri protagonisti dei quadri di Sonya sono la luce, i colori e le emozioni, i sentimenti. “Puoi vedere una donna che cammina in direzione west su Houston Street, con il vestito mosso dalla brezza”.

 Sonya è molto interessata anche al tempo meteorologico. “Nei miei quadri ci sono ombrelli nella pioggia. Il tempo meteorologico fa cambiare l’umore, ma condiziona anche i colori a seconda del momento della giornata. Ad esempio, in questo quadro ci sono delle water towers stagliate su un cielo d’orato di un tardo pomeriggio.

Sonya mi invita a seguirla in un tour attraverso la hall del Sofitel, in cui è lei stessa (che onore!) a farmi da guida. Ci soffermiamo davanti a un quadro rappresentante la festa di San Gennaro celebrata ogni settembre a Little Italy.

“Sei mai stata alla festa di San Gennaro?” mi chiede Sonya “è molto divertente! Giochi, cibo delizioso e addobbi meravigliosi.” Quando le chiedo come sceglie i soggetti dei suoi quadri, Sonya mi confida che riconosce un soggetto istantaneamente, camminando per le strade di New York. “Ad esempio, ho deciso di catturare questo istante della festa di San Gennaro, in un tardo pomeriggio autunnale, per le luci: il momento in cui le lucette rosse degli addobbi iniziano ad emergere nella luce dorata del cielo”.

Sonya poi mi confessa il suo amore per l’Italia. “Ho studiato a Roma per un anno e quel periodo è stato cruciale nella mia formazione artistica.” Durante il suo soggiorno a Roma, Sonya aveva sempre con se’ uno sketch book per catturare e immortalare architetture, cieli, persone nei caffè o radunate nelle piazze. “In Italia ho scoperto quella luce dorata del tardo pomeriggio che ancora tutt’oggi è con me. Da 25 anni è con me, da quel mio soggiorno di un anno a Roma”.

Passando di quadro in quadro, mi rendo conto di come il cielo, così difficile da intravedere tra i grattacieli di New York, sia invece protagonista nei quadri di Sonya.

“Amo molto i paesaggi, ma anche i momenti intimi” ci avviciniamo a un quadro rappresentante un calzolaio nel suo negozio di shoes repair. “Questo è l’unico interno che ho esposto nella hall del Sofitel. E’ il ritratto di un calzolaio che ha il negozio vicino casa mia”. Tra me e me penso, It’s so New York! Il negozio del calzolaio rappresentato nel quadro di Sonya è a Soho, ma potrebbe essere in qualunque altro quartiere di New York, specialmente downtown.

La mia attenzione è attirata poi da un quadro rappresentante Coney Island. “I love Coney Island”, afferma Sonya con enfasi. “It’s so much fun!”. E soprattutto, “Coney Island è la quintessenza di New York”.

Se dovessi definire lo stile di Sonya con una parola, rischiando certamente di semplificare, userei la parola “poetico”. “Mi piace giocare con i colori, e osare. Il cielo non è solamente blue, ma anche rosso, arancione. A seconda del colore del cielo, tutto cambia, anche il colore dei palazzi.”

“Questo quadro” indicando una tela rappresentante una giornata nevosa in una qualsiasi strada di New York City, “ha come soggetto un angolo qualunque della città, niente di straordinario a prima vista. Ma, allo stesso tempo lo è. Spettatore guarda! Guarda i dettagli della neve, le impronte dei passanti, le forme delle finestre… Non è tutto così eccitante? Per me lo è, ed è questo che voglio comunicare attraverso i miei quadri.”

Sonya definisce quella tra lei e New York, una relazione amorosa iniziata 25 anni fa. Nata e cresciuta a Philadelphia, Sonya era solita venire ogni fine settimana a New York per visitare sua nonna. Appena completati gli studi alla School of Design di Rhode Island, “inevitabilmente” si è trasferita a New York. “Avevo 21 anni…”

Alla domanda, “Qual e’ la New York che ami di più e senti più tua?”, Sonya mi risponde senza esitazione. “Tra 14th Street e Canal Street. Da 15 anni ho il mio studio a Soho, e quando ho bisogno di ispirazione… esco di casa e vado in giro per il quartiere. Soho ha ancora una forte identità, non come midtown e downtown con tutti quei grattacieli. Io sono per una New York nostalgica.”

La nostalgia, mi confida Sonya, è per lei quella dei piccoli dettagli. “Negli ultimi 25 anni di cambi ce ne sono stati, e sono sotto gli occhi di tutti. Ma i piccoli dettagli che sono venuti meno sono quelli che mi mancano maggiormente. Ad esempio, hai presente il vecchio semaforo “DON’T WALK”? Ecco quello e’ un dettaglio che mi manca moltissimo. Da anni ormai è stato sostituito dall’omino luminescente.”

“Cosa consiglieresti ai nostri lettori del Il mio viaggio a New York, che hanno intenzione di visitare la citta’. Dove andare?” chiedo a Sonya.

“Buttate via le guide turistiche innanzitutto. Andate nei barber shops, shoes repair, nei piccoli ristorantini piuttosto che nei grandi night club. Mescolatevi alle persone del posto, parlate con loro. E’ il modo migliore per conoscere la vera New York. Guardate in giro, e guardate in alto, le architetture e visitate musei. Alcuni sono favolosi! Fuori New York ci sono anche paesaggi stupendi. Il mio favorito è lo stato del Maine, dove ogni estate cerco di andare per dipingere. Il paesaggio selvaggio, fatto di scogli e vecchie case… mozzafiato.

Oltre a dipingere, Sonya insegna anche dei corsi alla New School University. “Ai miei studenti dico sempre di non dire no alle esperienze, di buttarsi nella vita, certo senza esagerare. New York è il posto ideale per diventare un artista “well rounded”, un artista, ma anche una persona a tutto tondo. Io, dal mio canto, mi sento così fortunata di poter fare nella vita una cosa che amo, e sapere che i miei quadri possano emozionare le persone che li vedano. E non solo chi ama New York…”

Sonya mi saluta con un abbraccio, e va in direzione di Grand Central. Io, all’opposto mi dirigo verso il treno 1, da prendere a Times Square. Mi guardo attorno, sono nella New York che Sonya rappresenta nei suoi quadri, ma di cui a volte mi scordo, presa da tanti impegni e pensieri.   

“Grazie Sonya, per averci fatto conoscere una New York così vera.”

 

Le prossime mostre di Sonya:

Galerie Next, Toulouse (France), Novembre 2016

Galerie Anagama, Versaille (France), Settembre 2017

Air France First Class Lounge all’aeroporto JFK (New York), in corso fino all’autunno 2016

 

Sito Web: http://www.sonyasklaroff.com

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Piero Armenti

Journalist, Writer, NY Urban Explorer

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